giovedì 10 luglio 2025

RICORDO DI DON ALBERTO SPITO

 

 

Alcuni giorni fa, all’età di 78 anni, se n’è andato don Alberto Spito, un sacerdote che ha rappresentato una figura di riferimento nell’ambito dell’arcidiocesi di Fermo. Era stato colpito anni fa dal morbo di Parkinson, che ha aggravato le sue condizioni di salute fino a spingerlo a lasciare la titolarità della parrocchia di S. Paolo Apostolo di Civitanova Alta, oggi retta da un amministratore ecclesiastico.

Ordinato sacerdote da Paolo VI in Vaticano il 17 maggio 1970, aveva guidato con singolare maestria pastorale le parrocchie di S. Domenico a Fermo, SS. Pietro, Paolo e Donato a Corridonia e S. Paolo Apostolo a Civitanova Alta, nel cui cimitero ora riposa. Durante il suo ministero, ha guidato gruppi e associazioni, in particolare l’Azione Cattolica e l’AGESCI (scout), formando e sostenendo generazioni di giovani.

Tra questi vi era pure il sottoscritto, appena entrato nella maggiore età quando, nell’ottobre del 1988, don Alberto si era insediato nella parrocchia di Corridonia. In quel periodo ero un giovane di Azione Cattolica e ricordo ancora il primo incontro che ho avuto con lui insieme agli amici del gruppo. Il nuovo parroco, che all’epoca aveva 42 anni, si era presentato con un foglio di carta e una penna, chiedendo a ciascuno di noi informazioni sulla situazione che stavamo vivendo in gruppo ed eventuali suggerimenti. Per tutto l’incontro ci ha ascoltato, prendendo appunti.

Nei quindici anni trascorsi a Corridonia, comune che lo ha insignito della cittadinanza onoraria, don Alberto ha risollevato le sorti della parrocchia, le cui chiese si sono riempite grazie alla sua capacità innata di avvicinare le persone, ascoltarle e accoglierle per tutto quello che potevano dire e dare. Egli era vicino alle famiglie e andava a incontrarle prima dei sacramenti; ha dotato la parrocchia di nuovi organismi, come il consiglio pastorale parrocchiale, il consiglio affari economici e il gruppo liturgico, e ha fondato la locale comunità AGESCI, inesistente a Corridonia fino alla metà degli anni ’90. Nel frattempo ricopriva anche la funzione di assistente diocesano unitario di Azione Cattolica e in molte serate doveva partecipare a più riunioni, ma non voleva mai mancare nemmeno per un semplice saluto a una di esse. Il suo atteggiamento accogliente si traduceva in una particolare vicinanza alle famiglie in difficoltà e ai malati, che incontrava spesso nelle case e nei luoghi di degenza per portare l’eucarestia o solo una parola buona. Don Alberto si ricordava di tutti, anche di coloro che vedeva di rado, ma nascondeva i suoi sentimenti dietro un comportamento privo di dolcezze, apparentemente poco tenero.

Egli tendeva ad affidare la responsabilità di eventi e iniziative a persone su cui poteva contare; tra queste c’eravamo noi giovani di Azione Cattolica, che grazie a lui abbiamo svolto varie attività rivolte anche alla cittadinanza o ad altri, come pesche di beneficenza, spettacoli in teatro e tornei di calcetto.

Don Alberto è rimasto a Corridonia quindici anni, al termine dei quali è stato chiamato a guidare la parrocchia di Civitanova Alta, località dove anch’io mi sono trasferito dieci mesi dopo in seguito al mio matrimonio.

Nella nuova realtà ha operato allo stesso modo, trovando una diversa identità parrocchiale e adattandosi ad essa con lo stesso spirito di servizio. Anche qui ha incentivato diverse iniziative a favore delle famiglie bisognose, ha visitato spesso i malati nelle case e nel vicino ospedale, ha promosso la celebrazione della festa di S. Paolo nella seconda metà di giugno (evento svoltosi per alcuni anni) e ha curato, coadiuvato da coppie di sposi, la formazione delle famiglie giovani, con figli da poco battezzati. Per diversi anni, prima di ammalarsi, ha fatto parte del consiglio direttivo della cooperativa “13 Maggio” e ha guidato la vicaria pastorale di Civitanova Marche (comprendente anche le parrocchie di Potenza Picena). Ovviamente, la mia collaborazione con lui non è venuta mai meno in quest’ultimo periodo, con lo stimolo costante della sua stima nei mei confronti.

Negli ultimi due anni e mezzo della sua esistenza terrena, don Alberto ha trascorso una degenza nella casa del clero di Fermo, insieme ad altri sacerdoti anziani e malati. Ogni volta che qualcuno andava a trovarlo, egli si ricordava di tutti e chiedeva informazioni sulle persone conosciute nelle sue passate esperienze parrocchiali.

Al suo funerale, lunedì 13 gennaio, nel duomo di Fermo erano presenti i sindaci del suo paese natale, Monteleone di Fermo e dei comuni dove ha svolto il suo servizio, ma soprattutto una folla di suoi ex parrocchiani e di persone che l’hanno conosciuto, apprezzato e aiutato, provenienti da diverse località della diocesi. È stato davvero toccante l’intervento finale della nipote di don Alberto, che ha testimoniato con parole di grande affetto quello che lui è stato per lei e per i suoi cari

 

Nazareno Micuccio