venerdì 23 febbraio 2024

MATTEI FOREVER

 

Lo scorso 22 febbraio si è svolto ad Ancona, nella sede dell’Istituto Adriano Olivetti (ISTAO), un interessante convegno in occasione della pubblicazione del libro Mattei forever (sottoti-tolo Di verità si può morire), scritto da Cesare Bernabei, Otello Lupacchini e Maurizio Verdenelli. Coordinato dall’economista Mario Baldassarri, in passato senatore di Forza Italia e Alleanza Nazionale, l’evento si è avvalso anche del contributo di Lucio Biagioni e Andrea Angeli, a lungo funzionario internazionale impegnato in missioni di pace, entrambi presenti, e di Giuseppe Sfligiotti, dal 1958 fino al pensionamento impiegato dell’ENI, collegato da remoto.

Più che una rievocazione delle gesta di Enrico Mattei, è stata una riflessione di alto livello con testimonianze e approfondimenti sul suo operato, sui suoi valori umani e sulla sua eccezionale capacità imprenditoriale. Personalmente mi sono ritrovato molto con le parole di Cesare Bernabei, figlio di un dipendente dell’ENI, perché anche mio padre, oggi scomparso, aveva lavorato come impiegato negli uffici della sede centrale del gruppo, a San Donato Milanese, dal 1961 al 1965. Infatti, la testimonianza di Bernabei è stata sulla stessa linea dei racconti di mio padre, che ricordava la particolare sensibilità di Mattei verso i suoi dipendenti e le loro famiglie, messi tutti sullo stesso piano, dall’ingegnere capo all’ultimo degli operai. L’imprenditore non solo guardava lontano, ma più di tutto l’interesse del nostro Paese e degli italiani, che negli anni del dopoguerra si dovevano risollevare dalle distruzioni belliche. Come raccontava anche mio padre, Mattei elargiva la quattordicesima e trattava con cordialità i suoi dipendenti, pur assumendo spesso atteggiamenti da vero leader d’impresa, nelle occasioni ufficiali. Per loro ha fondato due centri di villeggiatura d’eccellenza per stile architettonico delle case vacanze e per la loro posizione in mezzo alla natura: nelle Dolomiti a Borca di Cadore e nel Gargano a Pugnochiuso. Durante il convegno sono state proiettate immagini di queste località, in cui le case erano prive di garage, perché Mattei voleva che anche chi non aveva l’auto poteva sentirsi alla pari con gli altri; inoltre i villaggi dell’ENI disponevano di chiesa, palestre e campi sportivi.

Gli interventi dei relatori concordavano, in massima parte, per la forzatura, non solo letterale ma anche sostanziale, dell’operazione dell’attuale governo Meloni definita “piano Mattei”, un progetto di interventi a lungo termine rivolto ai Paesi africani, a favore di istruzione, formazione, salute, agricoltura ed energia. Il piano, escludendo atteggiamenti caritatevoli o paternalistici, si ispirerebbe a principi di cooperazione paritaria, anche al fine di prevenire le cause profonde delle migrazioni irregolari. I relatori hanno sottolineato il fatto che Mattei era lontano anni luce in quanto a lungimiranza, abilità e competenza, anche politica, rispetto agli attuali governanti del nostro Paese, e non avrebbe meritato affatto di essere “scomodato” per una questione del genere.

La statura morale e professionale del leader dell’ENI è stata testimoniata anche da un ex lavoratore dell’AGIP, oggi ottantasettenne, che era presente al convegno nella sua storica tuta gialla con il celebre simbolo del cane a sei zampe. Si è commosso e ha strappato sinceri applausi quando ha raccontato con parole appassionate diversi episodi della sua vita con Mattei (che ovviamente ha conosciuto) e di come il grande imprenditore trattava i suoi dipendenti (chiamati spesso “i mei ragazzi”): la degna conclusione di un evento davvero interessante, in cui si sono evitati facili esaltazioni o glorificazioni del personaggio, che in queste occasioni si possono verificare

Nazareno Micuccio

 

 

 

 

 

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