Parlano i
cuochi, quelli che di solito stanno dietro ai fornelli, per infondere speranza
e sostenere l’intera categoria; professionisti che si confrontano e cercano in
tutti i modi di riprendere il lavoro, salvaguardare i dipendenti e favorire la
socialità in totale sicurezza. Quasi
tutte le attività di ristorazione hanno riaperto i battenti e, nel rispetto
delle normative, tutto il comparto si è rimboccato le maniche prendendo le
misure, riadattando le opzioni dei menù per consegne a domicilio ed asporto, mettendo
a punto nuove modalità per riprendere un lavoro che, nonostante gli orari ed i
sacrifici, di solito è sostenuto da una grande passione che, proprio a partire
dalla buona tavola, genera storicamente incontro e convivialità.
Dal 1997,
attraverso la normativa Haccp, in ogni esercizio pubblico dedito alla
somministrazione di alimenti e bevande viene scrupolosamente seguito un
protocollo elaborato ad hoc su tutti i punti critici della produzione e del
servizio, sotto la responsabilità di personale qualificato con enorme dispendio
di energie e denari. Oltre all’integrazione di quelle disposizioni,
obbligatorie per rassicurare il personale occupato e la clientela, ciascuno a
modo suo ha cercato di rinnovare l’offerta per sostenere l’economia familiare
ma soprattutto per ritrovare quegli amici e clienti che hanno nutrito nel tempo
le motivazioni di ogni cuoco. Quella dei cuochi è una categoria di lavoratori
silenziosi portati alla ribalta dai format televisivi solo di recente, ma nella
realtà, soprattutto in ambito associativo, sempre impegnati in sinergia con tutti
gli altri operatori del territorio. A
partire da moltissime iniziative condivise, fino al progetto di salvaguardia
del piatto identitario “Vincisgrassi alla maceratese” tramite l’Stg e Gli
Alfieri dello Scacco (è tuttora possibile far parte del gruppo di lavoro), gli chef dell’Associazione provinciale
cuochi “Antonio Nebbia” sostengono con orgoglio da dietro ai fornelli tutti gli
artigiani dell’alimentazione e le loro botteghe attraverso l’utilizzo costante e
la combinazione dei migliori prodotti locali, dimostrando sempre una
professionalità di pregio.
Dietro alle
numerose attività di ristorazione che hanno accompagnato i momenti di festa, ci
sono tante famiglie che chiedono solo di riprendere il lavoro al meglio. Se
contiamo anche le tante aziende agricole che hanno continuato a produrre
durante l’emergenza e che confidano nella ripresa reale della ristorazione
perché non si perda un patrimonio di valori ancora molto forte nelle Marche, non
possiamo che concordare sulla necessità di sostenere l’economia locale, quella
che premia tutti.
La ricerca
su prodotti, tecniche e tecnologie continua per soddisfare le esigenze della
clientela grazie alla passione e la creatività, con cui ogni
cuoco e cuoca sanno esaltare le proprietà di ingredienti freschi con altri più
complessi, spesso frutto del lavoro di un anno, per portare in tavola ogni giorno pietanze diverse. Oggi tutti
si chiedono: “Come continuare a motivare il turismo e favorire la
frequentazione dei centri storici, degli agriturismi e la sosta di ristoro in
sicurezza?” Ogni imprenditore piccolo o
grande che sia si assume la
responsabilità dell’offerta ma ora più che mai è importante comunicarlo: si
moltiplicano strategie di marketing per ottenere un credito di fiducia, quello
che non si può chiedere in banca, un investimento che fino a qualche mese fa si
faceva con leggerezza e spesso in modo inconsapevole.
Alla
clientela l’onore e l’onere della scelta, per sostenere una convivialità che
intorno alla tavola ha fatto la storia. Va bene il consumo a domicilio ma è
solo il confronto che genera il miglioramento. I tavoli sono pochi,
l’attenzione massima, l’attesa colma di buone intenzioni, è tempo di tornare a
mangiare fuori!
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