“La
ferrovia ad alta velocità sulla linea adriatica è sicuramente un
obiettivo fondamentale per il rilancio e la competitività dei nostri
territori”.
Il
Presidente della Provincia di Macerata, Antonio Pettinari, appoggia
pienamente la proposta del ministro dei Beni e delle Attività culturali e
del turismo Dario Franceschini, rilanciata dal presidente Upi (Unione
delle Province d’Italia), Michele de Pascale.
“Anche
la mobilità ciclabile nelle zone ad alto pregio ambientale e
naturalistico - prosegue Pettinari - è strategica dal punto di vista
turistico, soprattutto per i Comuni della nostra provincia che da tempo
hanno intrapreso con coraggio e determinazione questo percorso”.
L’idea
di Franceschini apre a un nuovo piano di investimenti per l’Italia che
significa dare nuova linfa alle attività industriali, commerciali,
dell’artigianato, del turismo della dorsale adriatica.
“Sono
anni che lavoriamo per il potenziamento delle infrastrutture, e le
opere realizzate e in corso con la Quadrilatero ne sono l’esempio più
lampante, perché solo in questo modo ci può essere sviluppo, a maggior
ragione nella nostra provincia duramente colpita dai terremoti del 2016 e
impegnata in una difficile ricostruzione. Sulla dorsale adriatica da
tempo non si vedono investimenti e questa proposta è una sfida che tutti
i territori che si affacciano sul mare Adriatico, con i loro Comuni, le
loro Province e le loro Regioni devono cogliere. Il progetto di una
linea nuova, su un tracciato che segue le autostrade e che congiunga
Taranto a Trieste passando per Bari, Pescara, Ancona, Pesaro, Rimini,
Ravenna, Ferrara, Rovigo, Padova e Venezia ha una valenza enorme,
significherebbe una vera rinascita non solo per la zona adriatica ma per
tutto il Paese che si troverebbe con migliori collegamenti, più
occupazione, e una maggiore sostenibilità ambientale con parte del
traffico, sia delle persone che delle merci, che si sposterebbe su
ferro. Abbiamo la grande occasione di produrre un cambiamento decisivo;
tutti insieme con una nuova visione, senza confini geografici, né
politici”.
Carlo Scheggia
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